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NO SLOT DOSSIER

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NO SLOT DOSSIER
Sul pulpito il sacerdote anti-slot «Soldi rubati alla beneficenza»

Stradella: don Cristiano ha pronunciato un’omelia domenicale sui rischi della ludopatia «Se queste cifre fossero impegnate per far del bene, si potrebbe abolire la Caritas» 

 

l’intervista

L’Invito a resistere alla tentazione del gioco per non cadere nella ludodopatia arriva anche dall’altare. In una delle sue ultime omelie domenicali, don Cristiano Orezzi, viceparroco di Stradella, responsabile dell’oratorio San Giovanni Bosco e della pastorale giovanile della diocesi di Tortona, ha messo l’accento su questo problema. La sua riflessione dal pulpito è partita da un dato molto allarmante, se si pensa alla realtà stradellina: nel 2016, in giochi e scommesse, sono stati giocati 26 milioni.


«Il vangelo di quella domenica riportava un passo dell’evangelista Luca dove Gesù, in risposta ad un uomo che gli aveva chiesto di aiutarlo a convincere il fratello a dividere l’eredità, racconta una parabola, esortando i discepoli a non accumulare ricchezze sulla terra. Visto il tema, così, ho voluto citare il dato».

Una cifra enorme che si potrebbe usare diversamente: intendeva questo?

«Esattamente. Come ho detto nell’omelia si potrebbero mettere a posto tanti campi di San Zeno per i ragazzi, finanziare i lavori all’oratorio, e, può sembrare una provocazione, abolire la Caritas. Pensiamo che ogni settimana al nostro centro caritativo arrivano oltre 300 famiglie a chiedere aiuto e di certo alcune di queste sono finite sul lastrico a causa del gioco».

Qual era il messaggio dell’omelia domenicale ?

«Gesù non rinnega la ricchezza, ma vuole solo che sia un mezzo di azione, di impegno verso gli altri, aiutando quelli che sono nello sconforto, che per Gesù sono i veri ricchi. Molto spesso, invece, la ricchezza allontana da Dio e addirittura pensiamo di essere assicurati contro la vecchiaia e la morte. L’unica scommessa vincente, per rimanere sul tema iniziale, è quella con Dio».

I giovani sono attirati dalle scommesse e dal gioco d’azzardo. Per la sua esperienza ci sono casi anche in zona?

«Negli incontri che settimanalmente, durante l’anno, facciamo con i ragazzi e gli educatori in oratorio spesso ci soffermiamo a parlare di dipendenze e sicuramente una di quelle è quella dal gioco, anche se il problema più grosso credo sia quello delle droghe. Non dobbiamo avere paura di confrontarci con loro. Anzi, la comunità religiosa, le istituzioni e le forze dell’ordine dovrebbero fare rete ancora di più per contrastare questi fenomeni e per aiutare i giovani che purtroppo hanno perso sempre di più i loro punti di riferimento».

la ricerca

Nel 2016 è stata effettuata una mappatura delle slot sul territorio, nell’ambito del progetto “Mettiamoci in gioco”, promosso dall'assessorato al Welfare, in collaborazione con i 26 Comuni del Piano di zona di Broni, scuole e associazioni, Auser, cooperativa sociale “La Collina”, Fondazione “San Germano” di Varzi, cooperativa “ConTatto”. In una zona di circa 40 mila abitanti la diffusione media delle slot è di una ogni 174 abitanti, con solo 9 Comuni su 26 (Canevino, Lirio, Volpara, San Cipriano Po, Zenevredo, San Damiano al Colle, Montecalvo Versiggia, Rocca de' Giorgi) che non hanno luoghi dove sia possibile giocare d'azzardo. Nel resto dei Comuni sono 78 i locali attrezzati con le macchinette e 6 le sale gioco/scommesse. Su tutto il territorio i dispositivi sono 232, di cui circa il 70% concentrati tra Stradella, Broni e Santa Maria della Versa. Nel capoluogo della valle Versa sono 11 gli apparecchi installati nei 4 locali dove è possibile giocare, mentre a Broni ci sono 26 locali, con 48 dispositivi installati (una slot ogni 195 abitanti). A Stradella, invece, in sei mesi le slot installate nei 24 locali sono passate da 116 a 90 (una slot ogni 129 abitanti). —

Oliviero Maggi
Dal gioco al volontariato, la nuova scommessa di Tiberio: «Sono guarito dalla ludopatia, ora aiuto gli altri»
Domenica 23 Giugno 2019 di Marina MingarelliIn soli diciotto mesi è riuscito a sperperare 700mila euro tra case vendute, oro e soldi che ha dovuto restituire agli usurai. Si chiama Tiberio Patrizi, ha 50 anni, è un libero professionista che lavora nel campo del Gpl. Segni particolari: ludopatico. Così si definisce, anche se sono sei anni che Tiberio sta lontano dalle slot machine. Dalla ludopatia non si guarisce. La si può soltanto combattere cambiando il proprio stile di vita.
Tiberio non gioca più nemmeno a tombola a Natale. Non esce mai con più di 5 euro in tasca e sta a debita distanza dai bar e da tutti gli esercizi pubblici dove potrebbe trovare le “macchinette mangiasoldi”. Certe storie hanno anche esiti tragici: domenica scorsa un imprenditore di Tecchiena si è tolto la vita perché distrutto economicamente dal gioco.
 
 

IL VOLONTARIATO
L’imprenditore al contrario, dopo aver toccato il fondo, ha deciso di rinascere. È tornato a vivere mettendo la sua esperienza così devastante al servizio di tanta altra persone che sono finite nella spirale della ludopatia. Così nel 2015 è nata l’associazione di volontariato onlus “No Game” di cui è presidente. Ad aiutarlo in questa battaglia contro il gioco d’azzardo la moglie Rossana che gli è sempre stata accanto e che lo ha aiutato in questo percorso di rinascita. I locali dell’associazione si trovano in piazza VI Dicembre a Frosinone. Sono stati concessi dal Comune.
La sfida non è semplice. Il giocatore patologico solitamente si rivolge all’associazione solo perché accompagnato dai familiari. «Questo - spiega Tiberio Patrizi - è soltanto il primo scoglio da superare. Il giocatore “compulsivo” oltre a negare l’evidenza, si chiude a riccio. Poi con le sedute settimanali di auto-mutuo-aiuto- si rende conto che le sue problematiche sono quelle di tante altre persone che stanno vivendo situazioni simili e solo allora comincia ad aprirsi e a prendere coscienza del suo stato».
L’associazione “No Game” interagisce con i giocatori compulsivi attraverso colloqui informativi e di orientamento supportata da strutture pubbliche e specialisti volontari che hanno dato la loro disponibilità. Il giocatore, gratuitamente, si può avvalere dell’auto di un consulente legale per risolvere i problemi finanziari. L’associazione, nel caso ce ne fosse bisogno, ha la possibilità di entrare in contatto con il centro antiusura. In questo momento sono 42 le persone che vengono seguite. I giocatori provengono da Frosinone, Boville, Ceccano e Veroli. A seguire Colleferro, Monte San Giovanni Campano, Lenola, Pico e Sora.

I NUMERI DEL CAPOLUOGO
Il capoluogo ciociaro, dopo quello pontino, è il secondo nel Lazio dove si gioca di più. A seguire Roma, Viterbo e Rieti. A livello nazionale invece Frosinone si colloca al 100° posto. Sono 742 gli apparecchi installati a Frosinone, questo significa che ce ne sono 16 per ogni mille persone.
Come si finisce nella spirale della ludopatia? «Le motivazioni apparentemente - racconta Patrizi- possono essere molteplici, difficili rapporti con la famiglia, la mancanza di denaro o di lavoro. Ma la realtà è che il giocatore compulsivo ha un problema emotivo ed è su questo che bisogna fare leva affinché possa uscire fuori dal tunnel».
Ma si può guarire dalla ludopatia? Patrizi scuote la testa: «Il giocatore compulsivo è come l’alcolista che non tocca vino da tempo, ma basta un bicchiere per poter ricominciare».
Tiberio, padre di due figlie di 19 e 14 anni, oggi è tornato ad essere un uomo sereno, che ha ritrovato la sua dignità. Nel suo viaggio verso la distruzione fortunatamente non ha perso il lavoro. Ha un sogno nel cassetto: trovare dei locali più spaziosi per la sua associazione per accogliere un numero maggiore di persone che hanno bisogno».

 

 
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